Chi visita il Gargano per la prima volta rimane colpito dalla bellezza selvaggia del paesaggio, ma chi ci torna sa che sotto quella superficie si nasconde qualcosa di più profondo: storie antiche, credenze popolari, leggende che resistono al tempo.
Una di queste è legata al culto di Merino, un’antica devozione che intreccia il sacro con il misterioso e che ancora oggi sopravvive tra le pieghe di una terra affascinante e ricca di simboli. Scoprire Merino significa guardare il Gargano da un’altra prospettiva, lasciandosi affascinare da miti e riti che parlano di appartenenza, fede e legame con la natura.
Un culto che affonda le radici nel tempo
Il santuario di Santa Maria di Merino, situato poco fuori Vieste, è il cuore di questo culto antico. Immerso tra gli ulivi e affacciato su una distesa che guarda il mare, il santuario custodisce la statua di una Madonna venerata fin dal Medioevo, anche se le sue origini sembrano ancora più remote.
Secondo alcune ipotesi, il culto di Merino potrebbe essere sorto su un precedente luogo sacro pagano, forse legato alla fertilità o alle divinità della terra, poi inglobato nel cristianesimo popolare.
La sua posizione, tra la foresta umbra e la costa, non è casuale: è il punto di passaggio tra il mondo del lavoro agricolo e quello marinaro, tra la terra e il mare. Una sorta di crocevia spirituale dove, per secoli, i garganici si sono fermati a chiedere protezione, fortuna e prosperità.
La festa di Merino: fede, folklore e tradizione
Ogni anno, l’8 maggio, si celebra una delle manifestazioni religiose più sentite del Gargano: la festa di Santa Maria di Merino. La statua della Vergine viene portata in processione dalla cattedrale di Vieste fino al santuario campestre, tra canti, preghiere e momenti di grande intensità emotiva. Il percorso attraversa campagne fiorite e profumate di primavera, accompagnato da fedeli e curiosi, in un’atmosfera che mescola la devozione più autentica con elementi folkloristici.
Non è raro incontrare anziani che raccontano storie legate ai miracoli attribuiti alla Madonna o che spiegano i gesti antichi compiuti lungo il cammino. Per chi partecipa alla festa per la prima volta, è un’occasione unica per immergersi nella cultura locale e vivere un’esperienza che va ben oltre il turismo.
Simboli e misteri: cosa rende unico il culto di Merino
Il culto di Merino è particolare perché non si limita a una devozione mariana come tante. Intorno ad esso ruotano riti antichi, alcuni dei quali sembrano riecheggiare tradizioni pagane: gesti propiziatori, offerte votive, antiche formule tramandate oralmente. Alcune donne raccolgono erbe nei campi vicini al santuario, convinte che in quei giorni abbiano proprietà particolari. Altri portano piccoli oggetti da benedire, nella speranza di protezione per la famiglia o il raccolto.
C’è anche chi racconta che il nome “Merino” derivi da una parola antica, forse precristiana, e che la Madonna sia in realtà la trasposizione cristiana di una figura femminile legata alla terra. Nessuna prova certa, ma tanti indizi, che rendono questa devozione affascinante e misteriosa.
Un itinerario spirituale nel cuore del Gargano
Visitare il santuario di Merino non è solo un atto di fede, ma anche un’occasione per scoprire un Gargano meno conosciuto, più intimo e spirituale. Il percorso che porta al santuario si snoda tra uliveti secolari e scorci rurali ancora autentici. È una zona ideale anche per chi ama camminare, magari percorrendo uno dei sentieri che collegano Vieste alla costa nord, tra profumi di macchia mediterranea e silenzi pieni di significato.
Il consiglio è quello di fermarsi ad ascoltare: il vento tra le fronde, i suoni della natura, il mormorio delle preghiere nei giorni di festa. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, che invita a rallentare e a lasciarsi coinvolgere.
Il Gargano, dove la spiritualità incontra la terra
Il culto di Merino è uno dei tanti tasselli che compongono il mosaico identitario del Gargano. Un luogo dove le tradizioni non sono solo memoria, ma presenza viva, che si rinnova di generazione in generazione. Scoprirlo significa entrare in contatto con una dimensione più profonda del viaggio, dove la bellezza del paesaggio si intreccia con storie antiche e riti ancora praticati.
E così, tra una passeggiata in riva al mare e una visita ai borghi, c’è spazio anche per lasciarsi toccare da una spiritualità semplice e radicata, che fa parte dell’anima del promontorio. Un invito silenzioso, ma potente, a vivere il Gargano in tutte le sue sfumature.