Quando si parla di Puglia e di vino, spesso si pensa subito al Primitivo o al Negroamaro. Ma chi si spinge nel cuore del promontorio garganico scopre un’altra storia, più nascosta e affascinante: quella di piccoli vitigni, coltivati da generazioni su terreni esposti al sole e accarezzati dal vento del mare.

Il Gargano è un patrimonio di sapori, profumi e tradizioni da riscoprire, fatto di etichette sincere e vini autoctoni da provare, anche solo per curiosità, ma che spesso sorprendono per autenticità e carattere.

Una viticoltura discreta, ma profondamente radicata

Nel Gargano la vite non è ovunque, ma dove cresce lo fa da secoli. I filari si arrampicano sulle colline tra Carpino, Ischitella e Rignano Garganico, si affacciano sul lago di Varano o si incastonano tra gli ulivi. È una viticoltura di nicchia e di resistenza, portata avanti da famiglie e piccole cantine che lavorano con rispetto per la terra e per il ritmo delle stagioni.

Non troverai grandi estensioni o produzioni industriali, ma vini autentici, capaci di raccontare un territorio duro, solare e profondo. Ogni bottiglia custodisce una storia, e spesso chi la produce è anche chi ti accoglie in cantina, ti accompagna tra i filari e ti versa il primo assaggio con un sorriso.

I vitigni autoctoni del Gargano: nomi poco noti, identità forti

Scoprire i vitigni autoctoni del Gargano è come aprire un vecchio libro di famiglia: non tutto è scritto in grassetto, ma ogni pagina ha valore. Tra le varietà più interessanti spiccano:

  • Nero di Troia (chiamato anche Uva di Troia): non è esclusivo del Gargano, ma qui assume un’identità più fresca e minerale. Un rosso elegante, con sentori di frutti rossi e spezie.
  • Bombino bianco: diffuso nelle zone interne, dà vita a vini bianchi secchi, agrumati e piacevoli, perfetti in abbinamento con piatti di pesce del territorio.
  • Cacc’e mmitte di Lucera: una DOC poco conosciuta, blend di uve rosse autoctone, spesso vinificata in modo naturale. Il nome deriva dall’antico gesto di “togliere e rimettere” il mosto nei tini condivisi del paese.
  • Malvasia nera garganica: difficile da trovare in purezza, ma affascinante per morbidezza e profumo.

Questi vitigni rappresentano l’anima contadina del Gargano, quella che non ha mai ceduto alle mode ma che oggi sta vivendo una lenta ma significativa riscoperta.

Degustazioni ed esperienze tra i filari

Per assaporare davvero il Gargano in bottiglia, l’ideale è visitare una cantina locale, camminare tra i filari al tramonto e lasciarsi guidare da chi l’uva la conosce davvero. Alcune aziende agricole del territorio, come quelle nei dintorni di Carpino o San Nicandro, offrono percorsi di degustazione, abbinamenti con prodotti tipici e racconti legati alla vita quotidiana nei campi.

In estate e in autunno, non è raro trovare eventi all’aperto, picnic in vigna, serate sotto le stelle con musica dal vivo e calici colmi. Sono esperienze che uniscono l’aspetto sensoriale a quello umano e culturale: il vino, qui, non è mai solo un prodotto, ma un ponte tra persone e paesaggi.

Come scegliere un vino garganico autentico

Se ti capita di voler portare a casa una bottiglia o semplicemente riconoscere un’etichetta interessante al ristorante, ecco qualche consiglio utile:

  • Cerca le menzioni IGT Puglia o DOC Cacc’e Mmitte di Lucera, che tutelano la provenienza.
  • Privilegia le cantine locali che valorizzano i vitigni storici e specificano chiaramente uve e metodi di vinificazione.
  • Non lasciarti spaventare da nomi sconosciuti: spesso sono garanzia di autenticità.
  • Se puoi, chiedi consiglio a un produttore o a un piccolo enotecaro: ti guideranno meglio di qualunque guida cartacea.

Il Gargano da bere: un invito a rallentare

Bere un calice di vino garganico è anche un modo per vivere il territorio con lentezza. È assaporare il tempo che serve a una vigna per dare il meglio, è scegliere la qualità rispetto alla quantità, è lasciarsi sorprendere da qualcosa che non si trova ovunque. È una forma di turismo esperienziale che parte dalla terra e arriva al cuore.

Per chi soggiorna nel Gargano, magari in una struttura immersa nella natura come a Pugnochiuso, concedersi una degustazione o visitare una cantina è un’esperienza che arricchisce il viaggio e lascia un ricordo concreto… in bottiglia.

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