Vieste, tra le più rinomate località balneari del Gargano e dell’intera Puglia, si segnala non solo per le spiagge ben attrezzate, il mare cristallino e la ricca proposta di intrattenimento, ma anche per i miti, le storie e le leggende fioriti attorno ad alcuni luoghi della città.

Qui, infatti, anche le pietre sembrano avere qualcosa da raccontare ai visitatori. Tutto il Gargano, con la sua continua alternanza tra spiagge e coste rocciose, ha sempre ispirato poeti e cantori, attratti dalla bellezza di luoghi ricchi di storia, fascino e cultura: la baia di Pugnochiuso, nota per le acque spettacolari ed una vista mozzafiato, ne costituisce un perfetto esempio.

A Vieste, inoltre, anche un altro masso è tappa fissa di ogni giro turistico: si tratta della cosiddetta ‘Chianca amara’, alla quale è legata una vicenda storica nient’affatto romantica, ma, come suggerisce il nome stesso, triste e dolorosa, ed in grado di commuovere ed emozionare anche a mezzo millennio di distanza dagli avvenimenti per cui essa è nota.

Una storia da raccontare: la ‘Chianca Amara’ di Vieste

Per conoscere la vicenda della ‘Chianca Amara’, dunque, è necessario fare un lungo passo indietro nel tempo, risalendo al 1554, quando una flotta di galee ottomane, guidate dal corsaro Dragut, invase la città per saccheggiarla.

In quei decenni, in effetti, l’impero turco era in grande espansione, ed i suoi corsari puntavano con decisione alle promettenti coste pugliesi, sebbene queste fossero spesso difese da castelli e torri di avvistamento. Quando gli assalti andavano a buon fine, gli ottomani non mancavano di infierire con brutalità sulla popolazione civile: numerosi sono infatti i resoconti storici di veri e propri massacri, il più famoso dei quali si consumò in Salento, nel porto di Otranto.

Anche Vieste, tuttavia, dovette pagare ai nemici il suo tributo di sangue: il luogo scelto dal corsaro Dragut per l’esecuzione di donne, vecchi e bambini, in quella drammatica estate del 1554, fu una pietra larga e sopraelevata, utilizzata come patibolo improvvisato. Qui furono decapitati tutti i viestani più deboli e inermi; gli uomini in età da lavoro, invece, furono portati via per essere successivamente venduti come schiavi.

A loro, come ai pochi superstiti, rimasero soltanto lacrime amare da versare su quella pietra: da qui il nome di ‘Chianca’ (appunto pietra, nel dialetto locale) amara.

Oggi sul luogo, quasi mimetizzato tra i tortuosi vicoli del centro cittadino, sorge una targa commemorativa, che rievoca il coraggioso sacrificio delle centinaia di persone che, pur avendo tentato un’estrema resistenza nei confronti dell’assalto nemico, furono costrette a subire la più atroce e ingiusta delle morti.

Un mare di bellezza

La storia della ‘Chianca Amara’ è una storia di dolore, lacrime e sale. Inevitabile, allora, che il pensiero corra subito al mare, all’acqua che circonda e avvolge l’intero abitato di Vieste. Quella distesa salata, un tempo, era da un lato un imprescindibile mezzo di sostentamento per i cittadini, grazie alla pesca, dall’altro però anche fonte di potenziali pericoli, proprio a causa delle incursioni di nemici esterni.  

Oggi, invece, il mare è la principale risorsa della cittadina garganica: nei mesi estivi, infatti, la città si popola di migliaia di turisti, che corrono ad ammirarne le bellezze e a godersi uno dei tratti costieri più belli d’Italia. Per tale ragione, nella zona sono sorte numerosissime strutture per l’accoglienza dei turisti, come il Pugnochiuso Resort, che si distingue come una delle migliori attività ricettive della zona, e si fa notare soprattutto per la qualità dei servizi e la straordinaria posizione.

Se amate il mare e la natura, ed al contempo desiderate conoscere storie intense e drammatiche come quella della ‘Chianca Amara’, Vieste e Pugnochiuso sono il posto giusto per le vostre vacanze!

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